E’ NUOVAMENTE APERTA A URBINO L’ESPOSIZIONE “RAPHAEL URBINAS”
COLLEGIO RAFFAELLO / PIAZZA DELLA REPUBBLICA
Dopo una fase di pausa per completare dei passaggi amministrativi, incrementare gli apparati di comunicazione e integrare con alcuni arredi, dal 20 febbraio 2025 ha riaperto a Urbino l’esposizione “Raphael Urbinas”, allestita al primo piano del Collegio Raffaello (Piazza della Repubblica).
“Raphael Urbinas” è un percorso didattico volto a far scoprire alcuni dei momenti più significativi della vita artistica di Raffaello Sanzio. La mostra comprende 29 riproduzioni ad altissima risoluzione ed è un omaggio della Città al suo più illustre concittadino.
L’esposizione è gestita da Urbino Servizi Spa e l’ingresso sarà a pagamento per alcune categorie di visitatori. Il biglietto è “omaggio” per le scuole secondarie di primo grado e per i residenti nel Comune di Urbino. Per le scuole secondarie di secondo grado il costo dell’ingresso è di euro 2,00. Per gite e gruppi superiori a 15 persone (compresa alta formazione e università) il biglietto di ingresso costa euro 3,00. Il biglietto di ingresso a prezzo intero è invece di euro 5,00. Quando sarà aperta alle visite la Rocca della Fortezza Albornoz (dalla primavera), ci sarà la possibilità di acquistare un biglietto integrato che al costo di euro 5,00 consentirà di visitare le due sedi (accesso alla sola Rocca della Fortezza: euro 1,50).
Questi sono gli orari di apertura: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 09.00 alle 13.00. Sabato e domenica: 10.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00. Chiuso il martedì.
“Raphael Urbinas” si inserisce in un ideale itinerario che spinge il visitatore alla scoperta di una serie di tappe che hanno come filo conduttore il nome del grande genio del Rinascimento. I punti da mettere in connessione fra loro sono il Monumento a Raffaello (Piazzale Roma); la riproduzione della Tomba di Raffaello collocata nella ex chiesa dei Carmelitani Scalzi (Via dei Maceri); la Casa natale di Raffaello (Via Raffaello); il percorso dedicato a “Raffaello Bambino” (inizio da Porta Santa Lucia); le tombe dei genitori del pittore, Giovanni Santi e Magia di Battista Ciarla presenti nella chiesa di San Francesco (Via Raffaello); l’esposizione Raphael Urbinas, nel Collegio Raffaello (Piazza della Republica) e la Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale, con i suoi capolavori. L’esposizione “RAPHAEL URBINAS”, oltre a essere un omaggio a Raffaello, è anche un mezzo per condurre il visitatore verso la ricerca consapevole di una bellezza che a Urbino si trova disseminata ovunque.
🎨 FORME E COLORI – Nei sentieri artistici di Lean 🎨
Inaugurazione sabato 15 febbraio 2025, ore 18.00
La Galleria d’Arte Albani di Urbino (Via Mazzini,7) ospita una mostra interessantissima dedicata all’arte di Lean! Un viaggio tra forme e colori, tra creatività ed emozione.
Dal 15 Febbraio all’8 Marzo 2025
🕰 Orari di apertura:
👉 Da martedì a domenica
⏰ 10.00-12.30 / 16.30-19.30
🎟 Ingresso libero
Surprize 6 / La natura della Cultura
Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino e dalla Jan Dlugosz Universityin Częstochowa
Per il sesto anno consecutivo torna Surprize, la mostra-premio che presenta una selezione dei lavori prodotti all’interno dei laboratori da studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. La natura della cultura è il sottotitolo di questa edizione che resta sempre connessa alla Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive e al Comune di Pesaro, nella coda lunga delle celebrazioni di Pesaro 2024 Capitale italiana della cultura.
Per la prima volta ospitata nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale di Urbino, grazie alla preziosa collaborazione con l’Amministrazione comunale della città ducale, l’evento artistico, con la curatela di Chiara Pirozzi e Federica Facchini, che vede la partecipazione della Jan Dlugosz Universityin Częstochowa(Polonia), sarà inaugurato giovedì 16 gennaio alle 17.30.
Con questa edizione di Surprize si desidera sottolineare il legame che da sempre ha l’Accademia con la sua città, creando così un significativo punto di raccordo fra le varie sedi dell’Istituzione, disseminate in più luoghi del centro storico.
In mostra sono presentati i lavori di 38 artiste e artisti provenienti dalle due accademie e, come spiegano le curatrici: “Suprize 6 racconta il percorso di ricerca condotto da studenti e studentesse nelle sue forme eterogenee e complesse, guardando al presente e alle sue contraddizioni. Il percorso espositivo tenta di offrire una serie di nuclei tematici indagati dagli artisti che evidenziano ambiti d’interesse e di partecipazione in una dimensione aperta a molteplici definizioni. La rappresentazione e l’interpretazione sensibile del paesaggio e dello spazio, l’ambiente domestico e familiare in cui riappropriarsi del proprio tempo, l’indagine sul corpo – fisico e spirituale – la riscoperta di una memoria personale e collettiva come modalità d’interpretazione dell’oggi, rappresentano alcuni spunti contenutistici proposti nelle opere, evidenziando una spinta plurale d’interessi di ricerca e di metodologie. Allo stesso modo, Surprize 6 suggerisce la presenza nei lavori in mostra di una profonda sperimentazione delle tecniche e dei linguaggi utilizzati, e spesso ibridati, che trasversalmente fonde le singole specializzazioni di cui si compongono le scuole dell’Accademia. L’esposizione presentata nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale di Urbino evidenzia processi di ricerca in fieri, percorsi artistici emergenti e forme vitali d’esperienza”.
La giuria di Surprize6 presieduta da Marcello Smarrelli, direttore artistico di Pesaro Musei, e composta dai curatori Simone Ciglia e Bianca Basile, dalla gallerista Hélène de Franchis e dall’artista Davide Mancini Zanchi, assegnerà un premio di 1.000 euro ad una studentessa o studente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino o della JanDlugoszUniversity in Częstochowa, che sarà annunciato la sera dell’inaugurazione.
In occasione del finissage della mostra, previsto per il 5 marzo, verrà presentato il catalogo a cura di Emanuele Bertoni, edito da Arti Grafiche della Torre.
Surprize 6 / la natura della cultura
Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino e dallaJanDlugoszUniversity in Częstochowa
Sale del Castellare di Palazzo Ducale – Urbino (PU)
Dal 17 gennaio al 5 marzo 2025
Finissage mercoledì 5 marzo 2025
Aperta da martedì a sabato 11:00 – 13:00 e 15:30 – 18:30
Apertura straordinaria per “Domenica al museo”
2 febbraio e 2 marzo
INGRESSO LIBERO
IMPRESSIONISMO – A 150 ANNI DALLA NASCITA
CAPOLAVORI GRAFICI DALLA SCUOLA DI BARBIZON AL POSTIMPRESSIONISMO
Inaugurazione il 14 novembre 2024 / Ore 17.30
Mostra a cura di: Roberto Budassi Dimarienzo
Urbino, Castellare di Palazzo Ducale dal 14 novembre 2024 al 9 gennaio 2025
Apertura: da martedì a sabato 10.30/12.30 – 16.00/19.00 – domenica 10.00/12.30
Patrocinio e sostegno del Comune di Urbino (Assessorato alla Cultura)
Organizzazione e allestimento: Associazione San Luca per le Arti
INGRESSO LIBERO
Nella cornice delle celebrazioni per i 150 anni dell’Impressionismo (Parigi 1874), si apre giovedì 14 novembre 2024 a Urbino, nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale, la mostra “Impressionismo – a 150 anni dalla nascita, capolavori grafici dalla scuola di Barbizon al postimpressionismo”. La mostra è organizzata dalla Associazione culturale “San Luca per le Arti”, con il sostegno e il patrocinio del Comune di Urbino (Assessorato alla Cultura). L’iniziativa si inserisce nell’ambito della secolare tradizione artistica, che vede Urbino protagonista nella produzione, promozione, diffusione e conoscenza dell’arte grafica e della stampa originale a livello mondiale. L’esposizione sarà a ingresso libero, da martedì a sabato con orario 10.30/12.30 – 16.00/19.00. Domenica l’apertura sarà con orario 10.00/12.30.
La mostra, aperta fino al 9 gennaio 2025, è composta da una selezione di capolavori grafici dei protagonisti del celebrato movimento pittorico francese di fine Ottocento. Le opere sono incentrate sullo studio degli effetti atmosferici e sulla resa dell’attimo fuggente, ottenuti attraverso l’uso esclusivo del segno e della linea, del bianco e del nero, propri del linguaggio grafico. Ciò fornisce allo spettatore un modo diverso di avvicinarsi all’immagine “impressionista” e di rileggerne i contenuti da una angolatura insolita e alternativa. Ricerca figurativa, quella della grafica impressionista, attuata in un contesto storico segnato da profondi cambiamenti sociali e culturali, che portarono, nel campo dell’arte, alla rinascita dell’incisione e dei linguaggi grafici propri di quella “modernità” così cara a Charles Baudelaire, che per primo ne intravide tutto il fascino e la potente bellezza e che nel 1845 scrisse: “… il vero pittore sarà colui che saprà strappare alla vita odierna il suo lato epico, e farci vedere e comprendere, mediante il colore o il disegno, quanto siamo grandi e poetici con le nostre cravatte e le nostre scarpe di vernice”.
L’esposizione, curata dallo storico dell’arte Roberto Budassi Dimarienzo, su commissione dell’Associazione culturale “San Luca per le Arti”, si compone di oltre cento incisioni calcografiche e litografie, provenienti da tre importanti collezioni private italiane, che rivisitano un periodo storico fra i più fecondi e prolifici dell’arte moderna; che prese l’avvio con il realismo della “Scuola di Barbizon” (Corot, Daubigny, Rousseau, Millet) per giungere al pre-impressionismo di Jongking, Bracquemond, Appian e Beauverie, per fiorire nelle acqueforti del gruppo dei pittori di “Batignoles”, di Manet, Degas, Renoir, Pissarro, Morisot, Cassatt e Sisley, DeNittis e Zandomeneghi e proseguire fino al postimpressionismo di Signac, Toulouse Lautrec, Bonnard, Vuillard, Vallotton, Gauguin, Redon e di molti altri comprimari, che usarono la pietra litografica e la matrice di rame, l’inchiostro e la matita al posto della tavolozza, dei pennelli e dei colori ad olio, per esprimere la bellezza e la fugacità della vita moderna all’affacciarsi del XX secolo.
DAL 16 NOVEMBRE 2024 L’ESPOSZIONE “RAPHAEL URBINAS” SARA’ TEMPORANEAMENTE CHIUSA PER INTEGRAZIONE DELL’ALLESTIMENTO
Dal 16 novembre 2024 l’esposizione “Raphael Urbinas”, presente nel Palazzo del Collegio Raffaello (Piazza della Repubblica), sarà temporaneamente chiusa per alcuni interventi di integrazione dell’allestimento. Al più presto sarà comunicata la data di riapertura.
Ricordiamo che lo spazio espositivo nasce con scopo didattico, affermando la volontà di avere un luogo in grado di raccogliere alcune copie delle opere di Raffaello Sanzio. Nelle tre sale viene proposto un percorso di visita che rappresenta un omaggio all’artista nato a Urbino.
Per informazioni: 0722.324.590 / info@vieniaurbino.it
0722.2613
PALAZZO DUCALE
aperture per le prossime festività
Tre aperture ordinarie nei giorni festivi, un’apertura straordinaria e due domeniche gratuite al museo. Ecco come sarà l’inizio di primavera per la Galleria nazionale delle Marche, che ha pubblicato il proprio calendario dal 31 marzo al 5 maggio.
Nel fine settimana di Pasqua, Palazzo ducale sarà regolarmente visitabile di domenica e lo sarà anche il 1^ aprile, per Pasquetta, con un’apertura straordinaria dalle 8,30 alle 19,15.
Il 7 aprile, la prima domenica del mese, ingresso gratuito, così come per il 5 maggio, che sarà anche l’ultimo giorno in cui si potrà visitare la mostra “L’altra collezione – Storie e opere dai depositi della Galleria Nazionale delle Marche”, curata da Luigi Gallo, Valentina Catalucci e Andrea Bernardini allestita al piano terra.
Ingresso gratuito pure giovedì 25 aprile, sempre con orario dalle 8.30 alle 19.15. Apertura festiva ordinaria mercoledì 1^ maggio.
RIAPRE LA ROCCA DELLA FORTEZZA ALBORNOZ
La ROCCA della Fortezza Albornoz riapre da domenica 24 marzo 2024, dalle 15 alle 18.
In occasione di Pasqua sarà aperta sabato 30 e domenica 31 marzo, e lunedì 1° aprile dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Dopo il periodo pasquale sarà aperta ogni weekend (venerdì-sabato-domenica) osservando il seguente orario: 10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00.
Il costo del biglietto di ingresso singolo è di €1.50, mentre per i gruppi di numero uguale/superiore a 5 unità è pari a €1,00 a persona.
Il biglietto può essere acquistato in loco dove si potrà trovare anche materiale informativo sulla città di Urbino.
È possibile accedere alla Rocca da:
Viale Buozzi;
Via dei Maceri.
* Si precisa che le aperture possono variare in base alle condizioni meteorologiche.
FIGURE PER UN ROMANZO. PAOLO VOLPONI E LE ARTI. OPERE DAL 500 AL 900 DELLA COLLEZIONE PRIVATA
MOSTRA
Sale del Castellare di Palazzo Ducale
4 GIUGNO – 3 NOVEMBRE 2024
INGRESSO LIBERO
Aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00, dalle 15:30 alle 18:30.
E’ stata prorogata fino al 3 NOVEMBRE 2024 la mostra dedicata a Paolo Volponi, nell’anno delle celebrazioni per i 100 anni dalla nascita dello scrittore urbinate.
Inaugurata il 4 giugno 2024, nella Sale del Castellare di Palazzo Ducale, l’esposizione è dedicata al rapporto tra Paolo Volponi e le arti. Un rapporto che è d’obbligo includere nel discorso complessivo sul grande autore novecentesco del quale la Città celebra i cento anni dalla nascita (1924-2024) con una pluralità di eventi . Ed è la Città di Urbino, per l’appunto, l’Amministrazione comunale, con il patrocinio della Regione Marche e con la collaborazione di Accademia di Belle Arti per la parte ideativa, a presentare “Figure per un romanzo. Paolo Volponi e le arti. Opere dal 500 al 900 della collezione privata”. La mostra è a cura di Luca Cesari, estetico, saggista, direttore dell’Accademia di Belle Arti, e consiste in una rassegna di opere d’arte dal XVI al XX secolo appartenenti alla collezione volponiana prestate con ampia e spontanea generosità da Caterina Volponi, figlia dello scrittore. Non si tratta di una mostra, tuttavia, la cui materia sia circoscritta alla presentazione di dipinti. Si tratta invece di una mostra in cui le pitture sono raccontate da Volponi stesso, dal suo scrivere sugli artisti. Alle opere infatti, sono intercalate pagine di presentazioni, brani anche di romanzi. In questo senso l’intento perseguito è doppio: quello di riscoprire assieme al Volponi collezionista anche il critico artistico. Un ‘secondo’ o ‘terzo’ mestiere esercitato con modalità sempre più intense dal 1956 al 1964, le cui tracce compongono un corpus disperso che sarà materia di una edizione della casa editrice Electa.
In esposizione nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale sono opere di Barocci, Cantarini, Guerrieri, Magini, Maratta, ma anche Monsù, Desiderio e Dughet. Accanto a questi affetti più noti, quasi morbosi, dello scrittore per le pitture sei-settecentesche, la collezione presenta, per la prima volta, opere del 900 che suggeriscono le più varie inclinazioni dell’autore verso numerosi contemporanei, con i quali ha allacciato ben spesso legami di vita. Non è il caso solo di artisti urbinati come Bruscaglia, ma anche di romani come Schifano e Festa, o milanesi d’ambiente come Cavaliere e Isgrò. In questo consiste l’aspetto più nuovo e inedito della mostra, sfatando il pregiudizio della presunta “frattura” di Volponi con l’arte contemporanea. In rassegna, opere di Castellani, Ciarrocchi, De Chirico, Bartolini, Martini, Guttuso, Bruscaglia, Bompadre, Schifano, Pomodoro, Cavaliere, Cucchi, Mattiacci, Isgrò.
Dalla Presentazione di Luca Cesari “La passione di Paolo Volponi per la pittura ansiosa”:
“Sia concesso allora dire che il tentativo forse temerario di questa esposizione è quello di mettere in ordine il raptus di Volponi; cercando anche di associare alle pitture le espressioni dell’autore più capaci di sortire il succo della raffigurazione, al di là dei dati tecnici che ogni altro tipo di critica metterà in luce. (…) Ma che cos’è tutto questo accostare Barocco e Novecento se non implicare una certa dose di antirinascimento in questo figlio di Urbino? Ciò non può che rimarcare le inclinazioni polimorfiche e fantastiche di un collezionista i cui punti focali, privilegiati, si ampliano in ogni direzione. Un collezionismo che ci appare come un mareggiare di passioni potenti e depressioni, malinconie, enfasi, di un amatore vorace d’impulsi e di acquisti. Un collezionismo dico, che, nelle forme d’infatuazione e gusto ovunque evidenziate dalla collezione, favorisce una chiave di lettura. Un rapporto rapinoso e drenante con l’“oggetto ansioso”, direbbe Rosenberg, un tamponamento dell’ansia di morte o di vita rispetto alla serena rappresentazione di Piero e di Paolo Uccello.”
Mostra personale di Bruno Radicioni
“La Famiglia Urbinate”
A cura di Lorenzo Radicioni
Urbino – dal 10 marzo al 31 luglio 2024
Hotel San Domenico, Piazza Rinascimento 3
A cinquantadue anni dalla prima mostra documentata a Urbino di Bruno Radicioni (mio padre) tenutasi nel 1972 presso il Museo della Casa di Raffaello e dopo una successiva nel 1993 presso la Chiesa cittadina di San Domenico, la città Ducale ospita una mostra personale di arte contemporanea, dedicata al pittore schivo e silenzioso ma che tanto amava ed era attratto dalle bellezze artistiche di ogni tempo della capitale feltresca, culla del Rinascimento italiano. Urbino. Nella bella e storica location dell’Hotel San Domenico di Urbino, ex antico convento silenzioso del XIV secolo, situato proprio davanti al colossale Palazzo Ducale e accanto alla splendida Chiesa di San Domenico, si celebra con questa mostra d’arte antologica il ritorno a Urbino di Bruno Radicioni presentando opere diverse per genere e datazione, realizzate in vari periodi della sua breve vita. Sono opere tutte originali, contraddistinte dallo stile unico del pittore dalle celebri figure umane calve. Figure concepite verso la metà degli anni Sessanta, provocando sgomento e incomprensione in chi le osservava allora, ma che sarebbero divenute le stesse figure che lo hanno fatto conoscere anche a livello internazionale nel mondo dell’arte contemporanea. Sono oggi figure molto attuali nello status della moda senza distinzione di genere, nel primo quarto del XXI secolo. Le figure calve di Bruno Radicioni hanno uno stile inconfondibile, che spicca rispetto qualsiasi altro artista di ogni epoca e nazionalità o di corrente artistica.
Perché la Famiglia Urbinate? L’importanza della famiglia è un valore per ognuno di noi che trascende in ogni epoca essa si colloca, per rimanere un riferimento verso gli affetti sinceri e materni che ci legano alle nostre origini. La grande Famiglia dell’Arte ancor di più, è composta da tutti coloro che ne hanno fatto, fanno e faranno parte, sia essi dei creativi, degli studiosi o estimatori molto sensibili. Le emozioni che si provano dinnanzi alla bellezza dell’arte, di cui Urbino è indiscussa paladina mondiale, meritano un pieno godimento, in un completo silenzio contemplativo. Come il suggestivo abbraccio alla madre, a casa, al ritorno da un lungo viaggio terreno, l’arte merita ugualmente di essere riabbracciata in modalità metafisica in un epoca dove nulla di più vero come l’arte vi può essere rispetto a tutta la superficialità dei “rumorosi” valori effimeri e voluttuari che distolgono l’attenzione dell’Uomo verso il saper riconoscere e apprezzare il “concetto del bello”.
Come disse una volta lo storico Alberto Berardi commentando le opere di Bruno Radicioni; “entrare in una stanza dove sono esposte le opere di Bruno Radicioni è come entrare nella sala degli specchi e perdersi al suo interno. Ma sappiamo tutti che a volte perdersi è bello e ritrovarsi poi è meraviglioso!”. Ora io aggiungerei; “…e ritrovarsi in Famiglia è meraviglioso ancor di più!”.
Lorenzo Radicioni
COLORATI MONDI
Mostra di opere di Athos Sanchini
Galleria d’Arte Albani
Via Mazzini
16 marzo – 21 aprile 2024
Apertura al pubblico:
da mercoledì a domenica 10.00 – 12.30 / 16.30 – 19.30
Ripercorrere l’intero itinerario artistico della ricerca litografica e calcografica di Athos Sanchini non è l’intento che si vuole perseguire, anche perché aggiungerebbe ben poco alle lucide disamine che nel tempo ne hanno saputo cogliere i sempre più significativi svolgimenti.
L’attenzione vuole invece volgersi sull’ultima produzione disegnativa, cercando di mettere a fuoco una diversa apertura spirituale, che comunque non si discosta dalla visione dell’artista, da sempre protesa a trarre ispirazione da fugaci attimi di esistenza e come essi vengano intimamente trasfigurati.
E’ incontestabile che il rapporto con il visibile abbia consentito all’artista di confrontarsi con l’essenziale e, nel contempo, di profondarsi in se stesso, ma tale condizione, a causa di personali vicende, in questi ultimi anni ha deviato il suo corso,
prefigurando itinerari ed esiti inediti, che hanno messo in secondo piano le aperte ferite, le tensioni, le disarmonie presenti in parte nel precedente lavoro.
Questo momentaneo nasce dall’urgenza mai sopita di cercare e trovare, di dare ulteriore slancio ad un cammino sempre teso alla ricerca.
E’ la rivelazione di un nuovo io a fare il proprio ingresso, segnato dal dolore, ma proprio per questo abitato ora da desideri protesi, da aspettative intraviste, che sembrano dire un convinto sì alla vita, trovando conferma con quanto scrive Jaspers a proposito del valore fondamentale dell’arte per l’uomo: “ Noi vediamo le cose come l’arte ci insegna a vederle.
Si direbbe che solo se filtrata dall’arte ogni cosa acquisti la sua vera forma”.
Per il nostro artista la forma non è qualcosa di dato e di naturale, ma è sempre una conquista, è il compimento di un’operazione d’espressione, che non è mai una elementare imitazione.
Ne consegue che la sua ricerca astratta non ha mai rifiutato il sostrato riflessivo ed emotivo che consente alle forme di significare, peculiarità questa che nelle ultime opere trova significative conferme, a riprova che il compito che da sempre si era dato è un qualcosa che deve riconquistare sempre di nuovo.
E’ evidente come la componente colore giochi un ruolo decisivo in questi disegni, anche se non è una conquista recente, ma risale ai lontani esordi litografici e successivamente a quelli calcografici, anzi è ad essa che si deve la scoperta della voce dell’io, anche se in questi ultimi anni Athos ha pienamente maturato la consapevolezza che il colore non è un elemento aggiuntivo, ma costitutivo dell’immagine.
In piena coscienza Cezanne afferma che “esiste una verità pittorica della cose”, palesando che le immagini ricevono vita dai colori, che l’idea disegnativa sussiste nei movimenti degli stessi, nei loro rapporti, nella loro energia, nella composizione, e il contenuto non farà che confermare l’idea medesima.
Nello specifico siamo al cospetto di immagini non di rappresentazioni, perché il disegno per Sanchini cessa di rispecchiare passivamente l’oggetto, per diventare una costruzione soggettiva, “una cosa disegnata” direbbe Kandinskyj.
La necessità di andare ad un nuovo incontro con il reale è affidata all’indagine diretta ed esclusiva del foglio disegnato, impegnata ad esprimere tutto ciò che è possibile dire sul senso del suo operare, che proprio perché autentico non può che essere unico, aggiungendo al linguaggio dell’arte qualcosa di proprio.
E’ la rarità di tale modalità a convalidare quanto per questo artista sia fondamentale l’onestà verso se stesso, Rilke direbbe muoversi “nella direzione segnata dai battiti del cuore”, e tutto questo non è negoziabile, perché da lungo tempo egli ha appreso a vivere l’atto creativo come momento di massima libertà, di irrinunciabile individuazione.
Il disegnare, come già l’incidere, è un farsi passione, è un qualcosa che non può limitarsi a sollecitare meccanicamente lo sguardo, ma tocca a fondo l’anima, fa riflettere, fa vibrare le corde del sentire, come sempre fa la vera arte.
Le dinamiche pacificate dei segni-colore danno credibilità e spessore agli aspetti creativi di una ricerca, che non evoca certo un tempo di pretesti d’arte, ma si dispone a vivere quell’avventura in cui il linguaggio diventa quello che veramente dovrebbe essere, allorché coglie in profondità la sua verità, che coincide sempre con l’essenziale apertura di un mondo.
In esso tutto sembra collimare, le forme si dispongono in confidenziali accordi, i toni trapassano con naturalezza gli uni negli altri, le asperità espressive presenti nel precedente lavoro vengono coloristicamente
ed intimamente risolte in ritmiche continuità, liberate da ogni saldatura.
A vociferare è una “profondità fatta altezza”, che nel candore del foglio accoglie colorate speranze, i cui “voli” portano all’espressione una realtà di vita autentica.
Appartenere a tale disegnato sentire significa condividere con esso che esiste ancora un luogo del possibile, dell’essere pensiero e cuore, del farsi passione, e come tutto ciò sia necessario affinchè l’arte accada, incontrando, come lucidamente scrive Gadamer “un mondo nell’opera e l’opera nel mondo”.
Bruno Ceci