COLORATI MONDI
Mostra di opere di Athos Sanchini
Galleria d’Arte Albani
Via Mazzini
16 marzo – 21 aprile 2024
Apertura al pubblico:
da mercoledì a domenica 10.00 – 12.30 / 16.30 – 19.30
Ripercorrere l’intero itinerario artistico della ricerca litografica e calcografica di Athos Sanchini non è l’intento che si vuole perseguire, anche perché aggiungerebbe ben poco alle lucide disamine che nel tempo ne hanno saputo cogliere i sempre più significativi svolgimenti.
L’attenzione vuole invece volgersi sull’ultima produzione disegnativa, cercando di mettere a fuoco una diversa apertura spirituale, che comunque non si discosta dalla visione dell’artista, da sempre protesa a trarre ispirazione da fugaci attimi di esistenza e come essi vengano intimamente trasfigurati.
E’ incontestabile che il rapporto con il visibile abbia consentito all’artista di confrontarsi con l’essenziale e, nel contempo, di profondarsi in se stesso, ma tale condizione, a causa di personali vicende, in questi ultimi anni ha deviato il suo corso,
prefigurando itinerari ed esiti inediti, che hanno messo in secondo piano le aperte ferite, le tensioni, le disarmonie presenti in parte nel precedente lavoro.
Questo momentaneo nasce dall’urgenza mai sopita di cercare e trovare, di dare ulteriore slancio ad un cammino sempre teso alla ricerca.
E’ la rivelazione di un nuovo io a fare il proprio ingresso, segnato dal dolore, ma proprio per questo abitato ora da desideri protesi, da aspettative intraviste, che sembrano dire un convinto sì alla vita, trovando conferma con quanto scrive Jaspers a proposito del valore fondamentale dell’arte per l’uomo: “ Noi vediamo le cose come l’arte ci insegna a vederle.
Si direbbe che solo se filtrata dall’arte ogni cosa acquisti la sua vera forma”.
Per il nostro artista la forma non è qualcosa di dato e di naturale, ma è sempre una conquista, è il compimento di un’operazione d’espressione, che non è mai una elementare imitazione.
Ne consegue che la sua ricerca astratta non ha mai rifiutato il sostrato riflessivo ed emotivo che consente alle forme di significare, peculiarità questa che nelle ultime opere trova significative conferme, a riprova che il compito che da sempre si era dato è un qualcosa che deve riconquistare sempre di nuovo.
E’ evidente come la componente colore giochi un ruolo decisivo in questi disegni, anche se non è una conquista recente, ma risale ai lontani esordi litografici e successivamente a quelli calcografici, anzi è ad essa che si deve la scoperta della voce dell’io, anche se in questi ultimi anni Athos ha pienamente maturato la consapevolezza che il colore non è un elemento aggiuntivo, ma costitutivo dell’immagine.
In piena coscienza Cezanne afferma che “esiste una verità pittorica della cose”, palesando che le immagini ricevono vita dai colori, che l’idea disegnativa sussiste nei movimenti degli stessi, nei loro rapporti, nella loro energia, nella composizione, e il contenuto non farà che confermare l’idea medesima.
Nello specifico siamo al cospetto di immagini non di rappresentazioni, perché il disegno per Sanchini cessa di rispecchiare passivamente l’oggetto, per diventare una costruzione soggettiva, “una cosa disegnata” direbbe Kandinskyj.
La necessità di andare ad un nuovo incontro con il reale è affidata all’indagine diretta ed esclusiva del foglio disegnato, impegnata ad esprimere tutto ciò che è possibile dire sul senso del suo operare, che proprio perché autentico non può che essere unico, aggiungendo al linguaggio dell’arte qualcosa di proprio.
E’ la rarità di tale modalità a convalidare quanto per questo artista sia fondamentale l’onestà verso se stesso, Rilke direbbe muoversi “nella direzione segnata dai battiti del cuore”, e tutto questo non è negoziabile, perché da lungo tempo egli ha appreso a vivere l’atto creativo come momento di massima libertà, di irrinunciabile individuazione.
Il disegnare, come già l’incidere, è un farsi passione, è un qualcosa che non può limitarsi a sollecitare meccanicamente lo sguardo, ma tocca a fondo l’anima, fa riflettere, fa vibrare le corde del sentire, come sempre fa la vera arte.
Le dinamiche pacificate dei segni-colore danno credibilità e spessore agli aspetti creativi di una ricerca, che non evoca certo un tempo di pretesti d’arte, ma si dispone a vivere quell’avventura in cui il linguaggio diventa quello che veramente dovrebbe essere, allorché coglie in profondità la sua verità, che coincide sempre con l’essenziale apertura di un mondo.
In esso tutto sembra collimare, le forme si dispongono in confidenziali accordi, i toni trapassano con naturalezza gli uni negli altri, le asperità espressive presenti nel precedente lavoro vengono coloristicamente
ed intimamente risolte in ritmiche continuità, liberate da ogni saldatura.
A vociferare è una “profondità fatta altezza”, che nel candore del foglio accoglie colorate speranze, i cui “voli” portano all’espressione una realtà di vita autentica.
Appartenere a tale disegnato sentire significa condividere con esso che esiste ancora un luogo del possibile, dell’essere pensiero e cuore, del farsi passione, e come tutto ciò sia necessario affinchè l’arte accada, incontrando, come lucidamente scrive Gadamer “un mondo nell’opera e l’opera nel mondo”.
Bruno Ceci